Oggi si celebra la Liberazione dal nazifascismo.

“I nuovi capi hanno facce serene e la cravatta intonata alla camicia”, e parlano in TV dal pulpito di luoghi che non gli appartengono, e che nonostante il loro zelo mai gli apparterranno, perché a suo tempo scelsero la parte sbagliata. Ancora oggi tentano di farci credere, come altre volte in passato, che Cristo è morto sullo scooterone, e si affannano a mescolare di soppiatto, una mandragola nel Pantheon dei martiri civili che hanno pagato il loro impegno con la vita. Personaggi che niente affatto una mattina si sono svegliati e hanno trovato l’invasor, ma che erano ben svegli la sera prima e gli hanno preparato anche un rinfresco e festosi comitati di benvenuto. Ci mancherebbe. Il revisionismo è parte indispensabile del mestiere dello storico, si potrebbe dire il motore stesso del suo lavoro, incarnato nell’instancabile ricerca della verità finché morte non ci separi, in un’incessante affanno a rinsaldare gli anelli mancanti, a illuminare gli angoli bui della memoria. Ma questo non credo li autorizzi ad illudersi che sia sufficiente stendere una pezza tricolore sopra ad un cumulo di letame per non sentire puzzo di merda, ne’ che basti appoggiarci un fiocco per convincerci che sia un regalo.
Detto questo, mi rivolgo al presente, e alle nostre vite quotidiane, certo, forse non nobili come quelle che oggi ricordiamo, ma che sono le nostre. Si sa, dopotutto, che la storia tende a ripetersi, ancorché ci presenta la seconda volta in farsa quello che la prima volta ci aveva offerto in tragedia. Ma ancora fischia il vento e infuria la bufera e ancora, per altri boschi e per altre montagne, siamo invitati a indossar le scarpe rotte eppur bisogna andar.
La nostra primavera da conquistare è qualcosa di intimo e di privato, ci impegna contro fascismi silenziosi, che ogni giorno cercano di insidiare quella mandragola fin dai nostri pensieri, quando abbiamo paura di perdere il nostro benessere ereditato, quando lasciamo galoppare la nostra parte intollerante, quando ingaggiamo al volante duelli d’onore per mancate precedenze ad una rotonda.
Non dobbiamo abbassare la guardia, anche quando il nemico sembra ridicolo o familiare, anche quando sembra arginabile fintanto è dentro di noi.
Non dobbiamo smettere di mostrare i denti, anche se il nemico non mostra la sua faccia, ma si cela in uno stato d’animo, un torpore che ci avvolge e ci seduce, una tristezza che ci attanaglia e ci toglie le forze.
Non dobbiamo mollare, nasconderci bene quando non abbiamo carte da giocare, ma sapendo anche venire fuori, quando è il momento di far sentire irriverente tutto il nostro squillante fragore.
Io oggi salgo in montagna, e mi impegno a resistere.

Tutte le volte che faccio di me il maggiordomo di un Giardino Zen capovolto, in cui più te ne prendi cura e più ne esci stressato.
Con le mie ossessive-compulsive Ronde, da un angolo all’altro della rete, che farei bene a cancellare dal decreto legge sulla (mia)sicurezza mentale.
Davanti alle mie autolesionistiche costruzioni mentali, realizzate con calcestruzzo impoverito, destinate come tali, scosse o non scosse, a crollarti addosso.
Tenermi stretto il profumo dei fiori delle mie piantine, persone squisite che non finirò mai abbastanza di ringraziare il cielo per avermi regalato: quelle appena spuntate, che necessitano ancora di molta cura per crescere forti, quelle che forse temono di essere destinate ad appassire perché annaffiate con trascuratezza, e quelle che, come piantine grasse, son sempre rigogliose perché si accontentano di poco, ma sanno che valgono molto.
"..occorre essere attenti per essere padroni di se stessi
occorre essere attenti
occorre essere attenti occorre essere attenti e scegliersi la parte
dietro la Linea Gotica.. "
Resistere, resistere, resistere.
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